Nell’elenco dei pericoli particolari della Direttiva CFSL 6508 (Allegato I), tra i fattori climatici, compare anche il pericolo “Temperatura bassa”, posti di lavoro permanenti che, per ragioni tecniche, sono a temperature intorno o sottozero.

Tale condizione si manifesta per tante categorie di lavoratori (come ad esempio):

  • Lavoro nelle celle frigo
  • Agricoli
  • Edili
  • Impiantisti
  • Sciovie
  • Forestali

Nel momento che ricorre il pericolo particolare “temperatura bassa” o altrimenti, con linguaggio più frequente nei libri di testo, “temperature severe fredde”, il datore di lavoro deve gestire tale pericolo come previsto dall’art 11a della OPI (Ordinanza Prevenzione Infortuni), ovvero deve fare ricorso agli specialisti della sicurezza del lavoro e ai medici del lavoro.

L’Ordinanza 3 alla Legge del lavoro (OLL3) all’art 21 (Lavoro nei locali non riscaldati o all’aperto) e all’art 16 (Clima dei locali) prende in considerazione il fattore microclimatico freddo severo.

Negli ambienti severi (tra cui il freddo) esiste di solito un vincolo legato alle necessità produttive o alle condizioni ambientali che non consente di poter conseguire le condizioni di comfort. In tal caso, l’obiettivo da porsi è la salvaguardia della sicurezza e della salute dei lavoratori, il cui sistema di termoregolazione può essere sollecitato in maniera significativa nel tentativo di mantenere la temperatura centrale nei limiti fisiologici. In tali ambienti, così come negli ambienti moderati in condizioni esterne agli intervalli di applicabilità degli indici PMV/PPD (indici di Ole Fanger), sarà necessario tenere conto dei rischi legati all’esposizione di soggetti sensibili, caratterizzati da un’alterata capacità di termoregolazione fisiologica, come avviene ad esempio nelle donne durante la gravidanza, o indotta da patologie preesistenti che possono alterare la percezione termica, quali ad esempio patologie dell’apparato cardiocircolatorio o del sistema endocrino, che richiedano trattamento con farmaci che influiscono sul sistema di termoregolazione.

Nel contesto occupazionale si stima  che ci siano 2 lavoratori su 1’000 a rischio a causa di questo agente. Un fattore discriminate è l’abitudine al  lavoro al freddo, la consapevolezza del rischio, l’essere o meno in condizioni individuali di suscettibilità; è infatti stato spesso riscontrato come i maggiori problemi interessino coloro che non sono abituati né fisicamente, né psicologicamente ad affrontare il freddo.

Un altro elemento chiave è la sottovalutazione del rischio, spesso percepito minore di quello reale, talvolta aggravato da un’eccessiva responsabilizzazione al dovere e/o motivazione, come  tipicamente avviene  nel caso delle esposizioni in edilizia, agricoltura, o nel caso degli operatori dell’emergenza, come sanitari, vigili del fuoco, pubblica sicurezza etc.

Pertanto, i gruppi professionali a rischio devono essere informati sulle possibili misure da adottare per prevenire gli effetti avversi dell’esposizione al microclima freddo.

Il freddo severo prevede vere e proprie patologie ad esso correlate. Si distinguono patologie sistemiche e patologie localizzate. Tra le patologie sistemiche rientra l’orticaria da freddo, tipica di soggetti con abnorme reattività alle basse temperature, nei quali l’esposizione anche breve al freddo non eccessivo può essere seguita da vasodilatazione prolungata, con formazione di elementi eritemato-pomfoidi dolenti e pruriginosi. Tali elementi possono estendersi a tutto il corpo e può accompagnarsi una reazione sistemica con tachicardia, ipotensione, vampate al volto e anche sincope. Decisamente più grave è l’assideramento, sindrome connessa all’abbassamento della temperatura del nucleo corporeo causata dall’esposizione prolungata al freddo e caratterizzata da progressiva depressione delle funzioni vitali. Si distinguono generalmente tre fasi:

1) FASE DI RESISTENZA

  • produzione di ACTH, TSH, catecolamine
  • vasocostrizione, brivido, cefalea, senso di fame, assunzione di posizione fetale
  • aumento di PA, HR, ventilazione polmonare, consumo di O2
  • aumento di diuresi e viscosità del sangue, diminuzione del volume plasmatico

2) FASE DI SCOMPENSO TERMICO

  • diminuzione progressiva della temperatura corporea
  • depressione dei centri termoregolatori e dell’attività cardiaca e respiratoria
  • astenia, apatia, sonnolenza, disorientamento, confusione mentale
  • quadro ematico di sindrome da consumo conseguente a CID
  • acidosi metabolica e respiratoria

3) FASE DI COMA

  • raffreddamento corporeo fino a 32 °C
  • progressiva depressione delle funzioni vegetative (ipotensione, bradicardia, bradipnea con superficialità del respiro)
  • polso aritmico per fibrillazione atriale
  • iporeflessia, coma, morte.

Tra le patologie localizzate, viene descritta l’acrocianosi, dermatosi caratterizzata da aspetto cianotico-violaceo, ipotermia ed iperidrosi delle zone distali degli arti, cui si associano ipoestesie e parestesie delle zone interessate, prevalente nel sesso femminile. Alla base vi è una circolazione periferica torpida per spasmo arteriolare ed atonia venulo-capillare. Geloni ed eritema pernio sono invece manifestazioni localizzate alle estremità, causate dall’esposizione al freddo e che interessano soggetti predisposti (linfatismo, anemia, distonia neurovegetativa), prevalentemente di sesso femminile, alla cui base vi è un’alterata regolazione del tono e della permeabilità vascolare con edema localizzato. Nello specifico, il gelone acuto si manifesta con un gonfiore caldo, arrossato, ben delimitato, molto pruriginoso, nel contesto di cute iperidrosica, tesa, lucida, sul dorso delle dita delle mani e dei piedi, sui talloni, oppure ai padiglioni auricolari o al naso. L’eritema pernio interessa le zone distali delle gambe con formazione bilaterale e simmetrica di lesioni piccole, non dolenti, rotondeggianti, di color rosso opaco o violaceo, a volte con vescicole emorragiche centrali. Possono residuare esiti cicatriziali ed atrofia della cute e del tessuto sottocutaneo.

Il congelamentointeressa prevalentemente le estremità (mani, piedi, orecchie, naso) ed è caratterizzato da una successione di fasi che trovate elencate qui sotto.

  1. FASE “PREIPEREMICA”: parestesie con ipoestesia locale, dolenzia, difficoltà nei movimenti con cute fredda, pallida, edematosa
  2. FASE DI “CONGELATIO ERITEMATOSA” (1° grado): aumento di parestesie, insensibilità e dolore con cute rosso-cianotica, tumefatta, screpolata
  3. FASE DI “CONGELATIO BOLLOSA” (2° grado): iperidrosi spiccata con vescicole e flittene emorragiche
  4. FASE DI “CONGELATIO NECROTICA” (3° grado): necrosi della cute che si estende progressivamente ai tessuti sottostanti fino alla gangrena, con febbre associata e stato tossico-stuporoso.

La valutazione del rischio

Lo standard di riferimento è la ISO 11079:2008 dal titolo “Ergonomia degli ambienti termici. Determinazione e interpretazione dello stress termico da freddo con l’utilizzo dell’isolamento termico dell’abbigliamento richiesto (IREQ) e degli effetti del raffreddamento locale”.

Nelle strutture fisse (come celle frigo o ambiente particolarmente freddi) si può utilizzare una centralina microclimatica con la quale ottenere parametri come la temperatura, temperatura radiante, ventilazione, umidità.

Altre variabili da utilizzare sono l’attività metabolica del lavoratore (espresso in Met) e la tipologia di abbigliamento usato (espresso in Clo).

La valutazione può essere fatta anche on-line sul seguente sito internet: https://www.eat.lth.se/fileadmin/eat/Termisk_miljoe/IREQ2009ver4_2.html

Il calcolatore IREQ consente pertanto di ottenere il tempo di esposizione e il tipo di abbigliamento richiesto (espresso in Clo) alle condizioni di freddo severo.

Misure di prevenzione

La SECO per il tramite del commentario alla Ordinanza 3 all’art 21 suggerisce dei tempi di recupero in ambiente climatizzato e riscaldato in funzione dei tempi di esposizione.

Seco: Commentario OLL3 art 21

La SECO indica anche i soggetti da sottoporre alla medicina del lavoro per il tramite di visite profilattiche, ovvero i lavoratori caratterizzati da:

  • malattie vascolari
  • malattie del sistema cardiovascolare
  • malattie respiratorie
  • malattie metaboliche e ormonali
  • malattie neurologiche
  • forme gravi di artrosi, artrite o reumatismi.

Le altre misure di prevenzione suggerite sono:

  • coperture e dispositivi di protezione dal vento;
  • possibilità di riscaldarsi in alloggi riscaldati (baracche, container);
  • radiatori;
  • abbigliamento antivento;
  • bevande calde.

Articolo scritto per HSE-Ticino da Olindo Ianniello, CIH, Igienista del lavoro SGAH