SUVA ha aggiornato la sua pubblicazione Respiratori antipolvere (Cod. 66113.i).

È di febbraio 2024 l’ultima revisione del documento SUVA relativo alla scelta e all’impiego delle maschere antipolvere. La prima edizione era del 2011.

L’obiettivo della nuova pubblicazione è guidare l’addetto alla sicurezza ad un uso più corretto e idoneo dei dispositivi di protezione delle vie respiratorie (in questo caso solo per la polvere).

Le polveri sono diffuse in molti, moltissimi, posti di lavoro (dall’industria, ai cantieri edili, al terziario). Non esiste posto di lavoro senza polveri. La cosa importante è sempre, e comunque, avere il rispetto dei valori di esposizione professionali (valori MAK) che si possono trovare nella pubblicazione SUVA 1903(solo in francese e tedesco). Se i valori MAK sono superati, allora occorre procedere con le misure tecniche, organizzative ed infine con le misure personali, tra queste i DPI delle vie respiratorie.

Il documento esamina le varie tipologie di maschere e semimaschere facciali con filtri intercambiabili. Con piacere notiamo altresì l’indicazione operativa in merito alla marcatura CE e di come individuare i filtri più idonei rispetto agli inquinanti residuali presenti nei luoghi di lavoro, nonché il loro grado di protezione P1 o P2.

Nel capito 3 intitolato “Classi dei filtri e applicazioni” troviamo alcuni esempi, molto interessanti, a parere dello scrivente, in merito all’uso delle maschere antipolvere P2 o P3.

Il documento indica che le P2 vanno usate per una protezione fino a 10 volte il valore MAK mentre le P3 sono indicate per una protezione fino a 30 volte il valore MAK.

Le maschere P2 andrebbero quindi utilizzate per alcuni settori quali, ad esempio: polveri minerali, polveri fibrose, polveri di smerigliatura, polveri di legno, polveri organiche, polveri e nebbie contaminati da agenti biologici.

Le maschere P3 andrebbero invece utilizzate per fumi di saldatura di acciai, polveri di quarzo, polveri e nebbie fortemente contaminati da agenti biologici, polveri cancerogene (come amianto, cobalto, cadmio, berillio, nickel, polveri di legno duri, ecc…).

L’ultima parte della pubblicazione è dedicata al corretto utilizzo, manutenzione e pulizia dei DPI respiratori (sia per le monouso che per le riutilizzabili).

Una grande occasione mancata, a parere dello scrivente, è l’assenza di indicazioni in merito al FIT TESTormai largamente utilizzato in tutti i paesi europei, nord americani e asiatici. Quello che manca in questo senso è lo specifico riferimento di legge, ma ci si sarebbe aspettato un atto di coraggio (almeno una direttiva) con l’indicazione di un utilizzo facoltativo per i soggetti particolari, come ad esempio, lavoratori con barba e basette molto lunghe.

>> Respiratori antipolvere (66113)

Articolo scritto da Olindo Ianniello, CIH, Igienista del lavoro SGAH