Dalla fine degli anni ’70, i consulenti e le agenzie nazionali di sanità pubblica, un po’ in tutto il mondo, sono stati tempestati di richieste di assistenza investigativa, al fine di determinare le origini e le soluzioni ai problemi di salute dei lavoratori impiegati in uffici e luoghi di lavoro interni.

Oggi si userebbe l’espressione comune di problematiche inerenti la IAQ (Indoor Air Quality), ma la costellazione più frequente di problemi di salute associati all’edificio è chiamata Sindrome dell’edificio malato (Sick Building Syndrome). Essa interessa tutti i lavoratori all’interno di un edificio, di un ufficio, di una scuola e consiste nell’irritazione delle mucose di occhi, naso e gola, mal di testa, stanchezza o affaticamento insolito e, meno frequentemente, pelle secca o pruriginosa. Il segno distintivo di questi sintomi è la loro stretta associazione temporale con l’occupazione nell’edificio e la loro rapida risoluzione, in pochi minuti o ore, quando i lavoratori interessati lasciano i luoghi di lavoro coinvolti.

In media il 25% degli occupanti di un ambiente di lavoro indoor lamenta sintomi riconducibili alla Sindrome dell’edificio malato. La situazione non è quindi da sottovalutare, in quanto impatta fortemente in termini di salute e produttività delle aziende, e non da ultimo, anche in termini di salute pubblica.

Gli organi bersaglio della Sindrome dell’edificio malato sono: occhi, cute, mucose e apparato respiratorio. Segni di esposizione all’edificio malato sono l’asma, la polmonite da ipersensibilità e la rinosinusite. Queste possono addirittura interessare interi gruppi di lavoratori.

La IAQ (Indoor Air Quality) include tutta una galassia di agenti che possono avere conseguenze in termini di salute dei lavoratori. Primi tra tutti, nei luoghi di lavoro, i microrganismi (virus, batteri, funghi e parassiti), poi gli allergeni (pollini, muffe, insetti, acari, peli e derivati da animali), seguono gli agenti chimici (micropolveri, anidride carbonica, monossido di carbonio, ozono, fibre artificiali vetrose, formaldeide, composti organici volatili e ossidi di azoto) e infine agenti fisici (radon).

Da non trascurare, in riferimento all’aspetto biologico, tutte le conseguenze legate al batterio della legionella negli ambienti indoor (uffici, ospedali, alberghi, case di cura, scuole), sia per la parte degli impianti idrici che di condizionamento.

Fonti primarie di problemi dell’aria indoor:

  • ventilazione inadeguata 52%
  • contaminazione all’interno dell’edificio 16%
  • contaminazione dall’esterno dell’edificio 10%
  • contaminazione microbica 5%
  • contaminazione da tessuto edile 4%
  • altre fonti di inquinamento indoor 13%

Le principali misure di prevenzione sono rappresentate da:

  • corretta ventilazione degli ambienti di lavoro (art 17 OLL3)
  • formazione e sensibilizzazione sulle corrette prassi igieniche
  • adeguate procedure di pulizia degli ambienti, riduzione della polvere
  • microclima confortevole (ventilazione, idoneo numero di ricambi d’aria)
  • adeguata manutenzione degli impianti aeraulici e idrici, soprattutto nella parte dei filtri e nella pulizia dei condotti
  • monitoraggi ambientali periodici per controllare la qualità dell’aria, delle superfici e della polvere.

La base legale per una corretta gestione del rischio è determinata dalla Ordinanza 3 alla Legge sul Lavoro (OLL3) e precisamente all’art 18. 

Il datore di lavoro deve quindi attuare tutte le attività di prevenzione e protezione per evitare il rischio legato alla Indoor Air Quality.