IL MOBBING

Il termine inglese mobbing, che significa letteralmente assalire, accerchiare, avvilire, attaccare, descrive quegli atti di persecuzione e di terrore psicologico compiuti sul posto di lavoro, esercitati attraverso comportamenti aggressivi e vessatori ripetuti, da parte di colleghi o superiori.

Si tratta di un processo marchiante, stigmatizzante e lesivo della dignità e dell’integrità personale di una persona, che consiste in una pratica persistente di danni, offese, intimidazioni o insulti, abusi di potere o ingiuste sanzioni che induce in colui al quale è indirizzata sentimenti di rabbia, minaccia, umiliazione, vulnerabilità, che mina la sua fiducia in sé stesso e può causare un grave disagio psico-fisico.

Definizioni più recenti introducono nella definizione di mobbing la finalità degli atti ostili, il cui scopo è quello di isolare, emarginare, allontanare o escludere la vittima dal suo cerchio di relazioni, vedi neutralizzarla. Il mobbing viene così definito come una persecuzione psicologica che viene esercitata attraverso attacchi ripetuti per eliminare una persona che è o è divenuta scomoda, distruggendola psicologicamente e socialmente, in modo da provocarne il licenziamento o da indurla alle dimissioni.

Gli attacchi possono essere molto subdoli, spesso non si assiste ad atti eclatanti, ma a piccole ma continue vessazioni che, come la goccia che cade regolarmente su una pietra, ha il potere di frantumarla. Spesso si attacca la possibilità di comunicare della vittima, le si toglie qualsiasi possibilità di esprimersi o la si critica continuamente. Di pari passo si mettono in atto attacchi alle relazioni sociali o all’immagine della vittima, per denigrarla ed escluderla dal cerchio dei colleghi. Quasi sempre la si mette in difficoltà da un punto di vista lavorativo, oberandola di lavoro o togliendole mansioni o ruoli per annientarne la dignità. Non rari sono gli attacchi alla salute della vittima, per intaccarne ulteriormente la resistenza fisica e psicologica.

CHI È COINVOLTO NEL MOBBING?

Nel mobbing sono coinvolti diversi attori: il mobbizzato, ossia la persona che subisce il mobbing, il mobber, colui che esercita le azioni mobbizzanti, e gli spettatori, i colleghi che non sono direttamente coinvolti nel conflitto, ma che con il loro comportamento o atteggiamento possono contribuire a creare o favorire una situazione di mobbing o, viceversa, a farla cessare.

È possibile distinguere tre tipologie di spettatori: gli alleati del mobber, ossia i complici, gli oppositori, ossia coloro che cercano di aiutare la vittima e che non accettano le angherie perpetrate dal mobber o dagli altri colleghi, e poi ci sono gli indifferenti, coloro che vedono e sentono ma che fanno finta di nulla ma che diventano complici poiché nel mobbing “chi tace acconsente”. Molto spesso gli spettatori rimangono tali, o alla peggio diventano essi stessi persecutori, per paura di essere licenziati o di diventare le prossime vittime, soprattutto se il mobber è un loro superiore diretto.

In questo caso si parla di bossing o di mobbing verticale up-down. È la situazione in cui il mobbing viene messo in atto da un superiore gerarchico. Dalle statistiche emerge che è il tipo di mobbing più frequente rispetto a quello orizzontale, ossia tra colleghi.

CAUSE

Quasi sempre nel mobbing non vi è una sola causa ma un concorso di cause. Si tratta di un fenomeno talmente complesso che difficilmente il motivo scatenante è uno solo. Bisogna dunque considerare un’interazione di fattori da una parte e un insieme di circostanze dall’altra. Le cause del mobbing sono da ricercare sia nel mobber che nel mobbizzato, nell’interazione tra i due, e in un’insieme di circostanze legate all’ambiente organizzativo e sociale (l’azienda), che possono farlo germinare o proseguire.

I fattori più importanti possono essere legati alla personalità del mobber, mosso da invida, frustrazione, paura, ambizione, senso d’inferiorità, scarse competenze sociali e personali, che considera il mobbizzato come un elemento di fastidio o come una minaccia o un ostacolo per il perseguimento dei propri obiettivi. Non dimentichiamo infatti che spesso le vittime sono i migliori, i primi della classe, quelli che facilmente scatenano sentimenti di gelosia o paura negli altri che temono di perdere il loro ruolo o il potere. A volte la vittima può presentare elementi di diversità (fisica, psicologica, comportamentale, sociale, …) e sono proprio questi elementi di differenziazione a scatenare la dinamica del capro espiatorio e l’esclusione dal gruppo. Al di là di questi profili, è importante ritenere che personalità e tratti di carattere non sono sempre la causa del mobbing e che in condizioni sfavorevoli, chiunque può diventare vittima.

Altri fattori importanti sono legati alla gestione del personale e all’ambiente di lavoro: una gestione autoritaria e unidimensionale, un impiego inadeguato del personale, una carenza di comunicazione e di informazioni, una mancanza di autonomia e riconoscimento, uniti a dinamiche di gruppo malsane fondate sulla concorrenza e la rivalità, creano terreno fertile per l’emergere e lo sviluppo di una situazione di mobbing.

LE CONSEGUENZE DEL MOBBING 

Le conseguenze del mobbing possono essere molto gravi. Precoci sono i segnali di allarme psicosomatico, mal di testa, problemi delle funzioni gastriche e digestive, dolori muscolari, difficoltà nelle funzioni intellettuali. Questi sono quasi sempre accompagnati da disturbi emozionali, quali disturbi del sonno, ansia, tensione, nervosismo e manifestazioni depressive. Non rari i disturbi comportamentali, l’abuso di farmaci o di sostanze.

Se lo stimolo avverso è duraturo, oltre al possibile sviluppo di una vera e propria malattia a livello organico, le conseguenze sulla salute psichica che possono derivare da una condizione di mobbing possono essere comprese nell’insieme definito “reazioni ad eventi” che includono il disturbo dell’adattamento, il disturbo acuto da stress e il disturbo post-traumatico da stress.

A seguito del mobbing, la vittima subisce danni che toccano anche la sua vita privata: peggiora non solo il suo stato di salute, ma anche la sua situazione economica e le sue relazioni famigliari e sociali.

Anche per l’azienda le conseguenze del mobbing sono rilevanti, motivo per il quale è molto più vantaggioso per i datori di lavoro prevenire piuttosto che ignorare questo tipo di situazioni. È infatti possibile osservare un deterioramento generale dell’ambiente di lavoro, minore efficienza, calo della creatività, errori causati dalla mancanza di motivazione e concentrazione. Bisogna inoltre considerare i maggiori costi dovuti alle assenze per malattia, alle dimissioni, ai frequenti cambiamenti di personale e ai pensionamenti anticipati, svantaggi rispetto alla concorrenza dovuti a cali della produttività e della qualità, nonché all’immagine negativa dell’azienda.

PREVENZIONE

Non è semplice prevenire il mobbing a titolo individuale. È responsabilità di ciascun individuo rispettare gli altri e accettarne le differenze, di qualsiasi tipo esse siano. Non si può che consigliare di rimanere vigili, di non tollerare alcun comportamento fuori norma e di segnalare subito ad una persona di fiducia interna o esterna all’azienda quanto sta succedendo.

L’azienda può lottare contro il mobbing creando prima di tutto una buona e corretta organizzazione del lavoro, una chiara definizione dei ruoli e delle competenze di ciascuno, ripartendo il potere tramite organigrammi chiari. Può inoltre formare i quadri e il personale sul tema, informare tutti i collaboratori che le relazioni interpersonali sul posto di lavoro devono essere all’insegna del rispetto reciproco e che nessun tipo di molestia sarà tollerato, comunicare la procedura in caso di molestia, in particolar modo le sanzioni previste se il regolamento non viene rispettato.  È fondamentale, e raccomandato dalla Seco, nominare delle persone di fiducia ai quali i collaboratori possono indirizzarsi in caso di problemi.

CONCLUSIONE

Il mobbing va combattuto attivamente: le statistiche confermano che si tratta di n fenomeno in aumento, insieme ai conflitti, allo stress, al burnout e alle molestie. Il contesto socioeconomico è cambiato negli ultimi anni, creando nuove forme di lavoro interessanti, ma anche situazioni di sovraccarico psico-fisico ed emotivo, molta precarietà e conflittualità, che non possono che impattare negativamente sullo stato di salute dei lavoratori. Oggi c’è una maggior sensibilità rispetto a questi temi e il mondo economico, grazie alle indicazioni della Seco, si sta muovendo nella giusta direzione dando importanza alla gestione dei rischi psico-sociali. Anche il Cantone fa la sua parte, promuovendo, tramite l’Ufficio dell’ispettorato del lavoro, interventi formativi nelle aziende, vigilando e monitorando affinché esse si occupino della tutela e della protezione della salute dei lavoratori, nel rispetto della legge federale su lavoro.

«Lavorando insieme, i datori di lavoro, i dirigenti e i collaboratori possono affrontare lo stress lavoro-correlato e i rischi psicosociali a beneficio di tutti» EU-OSHA – Agenzia europea per la salute e la sicurezza sul lavoro

Articolo redatto da Liala Cattaneo, collaboratrice scientifica dell’Ufficio dell’ispettorato del lavoro di Repubblica e Cantone Ticino


CORSO DI FORMAZIONE CONTINUA

Si parlerà di mobbing e altre tematiche legate alla violazione dell’integrità personale, al corso di formazione continua, organizzato da HSE-Ticino, dal titolo “Violazioni dell’integrità personale: molestie psicologiche, molestie sessuali e discriminazioni, conoscerle per prevenirle” tenuto dalla stessa Liala Cattaneo, che si terrà il 13.09.2023 dalle 8:30 alle 12:30, presso la Casa Patriziale a Rivera. Il corso riconosce ai partecipanti 1 UFC per specialisti MSSL.

>> Info e iscrizioni entro il 01.09.2023: Violazioni dell’integrità personale: molestie psicologiche, molestie sessuali e discriminazioni, conoscerle per prevenirle – HSE Ticino (hse-ticino.ch)